PRO-VOCAZIONI * MANDATI IN MISSIONE a cura di Stefania Formicola (Pubblicazione sulla Rivista "Spiritus Domini" Anno 89 n.1 - GENNAIO 2016)

02.01.2016 16:38

Rubrica Spirituale che intende “provocare” ogni “vocazione”: a vantaggio (PRO) della Chiesa e per scoprire le (VOCAZIONI) nella Chiesa.

 

<< Và, e sia fatto secondo la tua fede>> (Mt 8,13)

  • E’ questa la PRO-vocazione di Gesù: mandare!
  • E’ questa la pro-VOCAZIONE nel Discepolo: andare!

Etimologicamente la parola “missione” indica il mandato affidato ad alcuni per assolvere un incarico, compito o ufficio su di una causa ben specifica. Come ha affermato San Giovanni Paolo II nell'Enciclica Redemptoris missio:  "La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi".

La missione è movimento, direzione, azione. Essa non è teorica ma pratica, non è statica ma dinamica, non lascia qualcosa ma porta a qualcosa. La missione potrebbe, infatti, paragonarsi ad un viaggio lungo una via, una ricerca per trovare le tracce di Qualcuno, una impronta per raggiungere la meta. S. Tommaso d’Aquino,  per figurare il cammino come concetto di trasmissione della fede acquisita, annota così: “Le orme sono le impronte che lascia uno che cammina per strada; le opere di Dio invece vengono chiamate le sue strade. […] le orme di Dio sono dunque determinate impronte che si trovano nelle creature, e da esse si può in una certa misura risalire a conoscere Dio”.

Il bisogno è essenzialmente quello di testimoniare la vita stessa che Dio ha comunicato in abbondanza agli uomini così che, quanti si fanno carico, vogliono e devono assolvere a tale funzione vitale. In quel “Và, e sia fatto secondo la tua fede” c’è tutto il richiamo di Gesù verso i Suoi interlocutori dopo averli guariti, incoraggiati, istruiti, evangelizzati. Manda, spinge in avanti, fa uscire fuori, fa avanzare e progredire. Ancor più marcante, è l’accento sulla parola “fides”= fede per garantire l’efficacia e la forza invincibile di questa virtù che possiede chi è stato scelto, chiamato ed inviato da Dio. Nella ferma volontà e con lo spirito d’amore si diventa missionari e gli unici attrezzi sono né oro, né argento, né moneta di rame, né bisaccia, né tunica, né sandali, né bastone…né niente di niente perché, chi si affida al Signore possiede il Tutto.

E’ nota ormai - tra le lettere scritte da San Paolo Apostolo ai Corinzi - quella sull’esigenza  che, per quanto difficile, faticosa, onerosa e per certi aspetti rischiosa,  s’impone di assolvere all’ incarico divino pur essendo liberi da tutti ci si fa servi di tutti per guadagnare e salvare ad ogni costo qualcuno.

Il fine è quindi la salvezza; contemplarla nella sua intrinseca operosità la eleva ad un alto grado di espressione. “Contempliamo il fine. Esso deve muoverci, attraendoci dall’esterno all’interno, dall’interno all’esterno. E’ l’amore di Dio che ci attrae, è l’amore che ci spinge”. (Beato Giustino Maria Russolillo)

<<Necessità nella missionarietà>>: potrebbe - ai tempi d’oggi - essere questo lo slogan per chi si appresta alla Nuova Evangelizzazione proprio verso gli operai chiamati in missione, il più delle volte, incompresi, smarriti, poveri, soli, disperati o dispersi chissà dove…: scoprire le vocazioni è, in pratica, la prima segnaletica missionaria da seguire; poi occorrerà accoglierle; dopo ascoltarle con prudenza e semplicità di spirito, prima di mandarle lì dove ci sono altrettante situazioni difficili e precarie.

Preghiamo, dunque, il Padrone della messe perchè mandi operai nella Sua messe!