PRO-VOCAZIONI * DIRE E CONTRADDIRE a cura di Stefania Formicola (Pubblicazione sulla Rivista "Spiritus Domini" Anno 88 n.8/9 - AGOSTO/SETTEMBRE 2015)

01.08.2015 17:39

Rubrica Spirituale che intende “provocare” ogni “vocazione”: a vantaggio (PRO) della Chiesa e per scoprire le (VOCAZIONI) nella Chiesa.

 

<<Avete inteso che fu detto,…ma io vi dico… >> (Mt 5,17- 48)

  • E’ questa la PRO-vocazione di Gesù: praticare la giustizia!
  • E’ questa la pro-VOCAZIONE nel Discepolo: riconoscere la verità!
 

Blaise Pascal, filosofo e matematico francese, col suo perspicace genio da intellettuale, invita a meditare su un pensiero che si rivela, a primo acchito, alquanto complesso nella disposizione ma estremamente semplice nella riflessione. Egli, in concreto, afferma così: “la contraddizione è un cattivo segno di verità: parecchie cose certe sono contraddette; parecchie cose false passano senza contraddizione. Né la contraddizione è un segno di falsità, né la non contraddizione è un segno di verità”.

Partendo, quindi, dal concetto di contraddizione come dimostrazione contraria a ciò che viene detto o fatto e volendone considerare il monito di Gesù provocato nei confronti della legge di Mosè, si deduce, in sintesi, che quanto è stato scritto su saggi e prestigiosi rotoli non è attendibile nella pratica se ci si limita ad una esecuzione strettamente materiale o di calcolo. La vera legge, quella che rende sapiente e prestigioso l’agire umano, si allarga quando trova cuori ricolmi d’amore, di perdono, di attese. Non che la legge debba essere abolita, niente affatto! Un sistema (qualunque ambito si consideri: politico, sociale, economico…) si regge perché ci sono precetti e regole da seguire altrimenti c’è disordine e squilibrio totale. Ciò che si necessita fare è completarli, migliorarli, perfezionarli. Ecco il senso di tutto ciò che fu sì inteso ma che Gesù poi contraddisse: non è sufficiente non uccidere il corpo se poi si ferisce l’anima; non è necessario fare gesti d’ offerta se poi ci si sottrae nell’offrirsi; non è pensabile sfuggire alla condanna se diventa condannabile il prossimo; neppure è giudizioso astenersi dall’adulterio se poi si adulterano i pensieri. Meglio fare come Santa Teresa d'Avila quando incoraggia “non tanto a pensare troppo ma ad amare molto”. Per questo motivo ella invitava a “fare ciò che più spingesse ad amare”. Con questo atteggiamento la legge non si presenta fredda, cinica e paradossalmente ingiusta ma libera e liberante. Fare tutto non vuol dire fare ogni cosa che passa per la testa ma farla con il cuore perché in esso c’è il flirt dell’amore che è nobile sentenza.

Ci si renderà, allora, perfettamente conto che andranno a rotoli tutti i processi e le esecuzioni scritte su quei milioni di rotoli se non si leggeranno con cuori aperti e disponibili per favorirne e promuoverne l’unica legge universale, quella appunto dell’Amore. Far leva, infatti, soltanto su apparenti fatti è la tipica espressione “dell’occhio per occhio e dente per dente”: la legge, in tal modo, sarà sempre perdente!

Il Beato Giustino Maria Russolillo osava mettere in pratica una norma che, per se stessa, risolverebbe sicuramente qualcosa :“Quale gioia servire alla gloria del Signore pure il qualcosa. Quale gioia poter adempiere di fatti la volontà del Signore! E l’amore? Alleluia. Pace. Giorni sereni”. Sì, l’Amore è davvero il compendio di tutta la verità e la pace perché si avvale non solo di servizio d’ordine ma anche d’accoglienza, unico ed inviolabile codice divino che diventa perfetta sentenza.

Più giustizia di così…!