PRO-VOCAZIONI *DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE (Pazienza, Longanimità, Bontà) a cura di Stefania Formicola (Pubblicazione sulla Rivista "Spiritus Domini" Anno 96 LUGLIO/AGOSTO 2023)

11.07.2023 17:00
Rubrica Spirituale che intende “provocare” ogni “ vocazione”: a vantaggio (PRO) della Chiesa e per scoprire le (VOCAZIONI) nella Chiesa.
 
<< Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un alberobuono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. >> ( Mt. 7,17-18) 
 
  •     E’ questa la PRO -vocazione di Gesù: produrre!
  •     E’ questa la pro-VOCAZIONE  nel Discepolo: fruttificare!

 

Altri tre frutti da raccogliere nella cesta dello Spirito Santo sono derivati dalla disposizione e partecipazione attiva esercitate su se stessi, sugli altri e sulla reciprocità. Il frutto soggettivo è quello della Pazienza che si oppone alla irritazione, alla contrarietà, all’insofferenza. Il vocabolo Pazienza deriva dalla stessa radice di “patire” dunque di “soffrire”. Essere pazienti rende abili a sopportare con docilità le prove della vita ed a superare ogni sorta di sofferenza corporale e spirituale. L’attesa ed il fiducioso abbandono in Dio provocano tali capacità non certo per resistere a delle reazioni istintive o di collera piuttosto nel lasciarsi inondare dalla Misericordia divina che fa assumere un atteggiamento umile nel patire per compatire se stessi. Essa non va confusa affatto con l’ ipocrito buonismo il quale non ha tratti d’operosità, fermezza, sollecitazione…

Diversa dalla pazienza è la Longanimità poiché questa è l’attitudine a tollerare il prossimo, gli altri invece che se stessi. Le maldicenze, i pettegolezzi, le ingiurie, i complotti, l’ira sono la zizzania che cresce da semi contaminati, velenosi ed è contraria ai frutti dello Spirito Santo. La longanimità è, invece, priva del succo dell’orgoglio altrimenti non si sopporterebbero né debolezze, fragilità, né i mille difetti altrui. La longanimità annienta se stessi e guarda con occhi di luce finanche le tenebre degli altri. Si produce attraverso l’obbedienza alla volontà di Dio ed al perdono. 

La bontà, dal termine grego “agathosùne”, va intesa come agape ovvero amore e benevolenza anche verso chi ci fa del male, ci fa star male perchè ha insita una disponibilità a promuoverne sempre e comunque il bene altrui per procurarne altrettanto a se stessi, a far bene ci fa star solo bene. Questo bene è vero ed anela ad una reciprocità attiva, spontanea, generosa non condizionata né calcolata per ottenerne poi un qualsivoglia beneficio. L’elemento dominante per questo frutto è la preghiera che ne accresce e ne rafforza sempre più anche l’amore, la gioia e la pace. La sintesi di questo frutto di bontà è ben espresso nella regola d’oro “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” o come espresso alla San Paolo “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo». Sono queste le formule vincenti che fanno della bontà una Virtù sociale, un Vangelo comune. Non va confusa con l’altruismo né col buonismo dato che non ci si preoccupa dell’altro dimenticandosi poi di se stessi e del proprio bene, no! E’ pienamente qull’«Amare il prossimo come se stessi»! La bontà ha anche una potenza enorme perché provoca la salvezza propria e degli altri vincendone con tale bene il male, facendo amare i nemici, illuminando i malvagi, purificando gli ingiusti. E’ perfezione divina, così perfetta che benefica e trae beneficio della stessa Bontà di Dio, radice di ogni frutto copioso. La bontà presuppone sia pazienza sia longanimità così come affermava Khalil Gibran:“Quando ho piantato il mio dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità”.

Riconoscere, dunque, questi altri tre frutti dello Spirito Santo ne alimenta, nutre ed irrobustisce ancor più e sempre meglio la vita spirituale inondata da questa celeste effusione che genera ogni sorta di riconoscente disposizione.