PRO-VOCAZIONI * ATTITUDINI E BEATITUDINI a cura di Stefania Formicola (Pubblicazione sulla Rivista "Spiritus Domini" Anno 88 n.6 - GIUGNO 2015)
Rubrica Spirituale che intende “provocare” ogni “vocazione”: a vantaggio (PRO) della Chiesa e per scoprire le (VOCAZIONI) nella Chiesa.
<<Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli >> (Mt 5,12)
- E’ questa la PRO-vocazione di Gesù: rallegrarsi nel dolore!
- E’ questa la pro-VOCAZIONE nel Discepolo: bearsi!
Poveri, afflitti, miti, affamati, assetati, pietosi, semplici, pacifici, perseguitati, calunniati… e chi meno ha più patisca, saranno i protagonisti chiamati all’appello su questo numero della rivista.
E’ su di essi, infatti, che lo Spiritus Domini vuole far riflettere per accogliere, parlare, consigliare ed affidare quel beato testamento dell’Amore. E quale tesoro racchiude il prezioso lascito divino? E’ il tesoro custodito in cielo, il solo che consola, fruttifica, sazia, disseta, intenerisce, conferma la verità di chi ha il coraggio di guardarla in faccia. Del resto, come un buon padre affida i suoi beni ai figli, così il nostro Padre celeste che promette e vuole dare già su questa terra tutto a tutti, lo dilaziona nell’eterno futuro ed in abbondanza quando le circostanze umane spingono le Sue creature - le più deboli ed indifese - nella gabbia dei leoni inferociti privati della propria dignità.
Sant’Agostino, a proposito di ciò dichiara: “l’amore uccide ciò che siamo stati perché si possa essere ciò che avremmo voluto essere”. In questa profondissima e paradossale ma santa osservazione, è racchiuso l’esempio di Dio proprio verso il diletto Suo Figlio, ovvero il mistero salvifico della passione di Cristo per gloriarlo con la Risurrezione.
Patire e soffrire, quindi, quale conseguenza per rifiorire nell’ amore. Beatitudine di chi vuole, può e sa davvero amare coi fatti poiché questa nobile attitudine non sia solo una bella e grande parola che diventa parolaccia nell’insulto di quanti palpitano nel solo anelito di sperarla ed attenderla invano. Niente affatto! Non ci si arricchisce sulla miseria altrui e senza sforzo ma è solo sfarzo nel rallegrarsene, vantarsene, saziarsene, dissetarsene, gloriarsene, agghindarsene… e chi più ne ha più ne mette in mostra.
L’amore non si mostra si dimostra e come afferma San Paolo, quello vano suona come frastuono di musica assordante, è fuoco di paglia che non brucia lento e non dura in eterno.
Ecco, dunque, il senso dei Beati, lo stesso toccato in sorte a Don Giustino, il quale predisse ciò che di se sarebbe un giorno accaduto: “Chi sa che cosa mi si dirà, mi si farà e da me si chiederà da qui a un momento, a un giorno ecc. Incertezze come quelle del punto della morte! Bisogna accettare tutto e essere disposto a tutto convinti della volontà sempre diffusiva di Dio che non può voler alcun minimo male per nessuna delle sue creature”.
Tutto allora si erediterà proprio in quell’estremo attimo che segna la linea di confine tra la morte e la beata vita dove ogni lacrima di paura è asciugata dal coraggio, la sofferenza dalla gioia, l’ingiustizia dall’ ordine, lo scoramento dalla fiducia, la solitudine dalla festa, la disperazione dalla consolazione… e chi più infinito ha di tutto si sazierà.
Attingiamo tutti dalle beatitudini sofferte per aver attitudini benedette!