PERCHE' NASCERE, PERCHE' ESISTERE, PERCHE' MORIRE: UN ESEMPIO DI AUTENTICHE VITE!...sui passi di San Agostino

20.06.2014 12:00

La biografia di alcune figure della storia che hanno dato una impronta indelebile alla cristianità per l'autentica fede, il martirio, l'eroicità, l'esemplarità al punto tale da riconoscerli oggi Santi e Beati dalla Chiesa universale. Ricerca a cura di Stefania Formicola

 

Agostino nacque il 13 novembre 354 a Tagaste (Souk-Ahras) nella Numidia. Il padre, Patrizio era impiegato municipale, entrò nella Chiesa come catecumeno ma solo negli ultimi, nel 371 anni della sua vita venne battezzato. La madre Monica, era invece cristiana zelante e fervorosa. 

Agostino ricevette a Tagaste la prima istruzione per volontà del padre per diventare rètore; proseguì i suoi studi nella vicina Madaura. Di qui passò a Cartagine per seguirvi i corsi di retorica e diritto. Là da una relazione amorosa irregolare - durata fino al 384 - ebbe nel 372 un figlio, Adeodato. Disprezzava la religione di sua madrequasi fosse "leggende da vecchierelle". Allorché, nel 373, lesse, secondo il programma degli studi, il dialogo "Hortensius" di Cicerone ed iniziò ad avvertire l'anelito verso una concezione del mondo fondata su basi filosofiche. Poco dopo si iscrisse come esterno (auditor) al Manicheismo in opposizione al Cristianesimo insegnato dalla Chiesa, libera a parer suo da ogni autorità e vera forma di Cristianesimo. 

Nel 374/75, terminati gli studi, Agostino si stabilì a Tagaste come insegnante delle arti liberali, ma trasferì poco dopo la sua scuola a Cartagine (375/83).

Sul finire di questo periodo della sua vita, i dubbi sulla verità del sistema manicheo andarono aumentando sempre più: quella cosmologia gli sembrò inconciliabile con la dottrina insegnata dalla filosofia greca e si avvide che il dualismo insegnato dai Manichei era in contraddizione con il loro concetto della divinità.

Ascoltando, in seguito, i sermoni di S. Ambrogio, vescovo di Milano, trovò una luce nuova. 

In un'ora in cui la lotta tumultuava più violenta che mai nel suo spirito, gli fu additato da Simpliciano, con quale fermezza e risolutezza il celebre rètore Mario Vittorino avesse superato, alla fine, tutti gli impedimenti che si erano frapposti alla sua entrata nella Chiesa, e un'altra volta un amico gli narrò la vita di austero ascetismo dell'anacoreta Antonio e di altri monaci e romiti.Quella fu per lui l'ora della decisione. Pervaso da un’emozione profonda, si precipitò nel giardino e sentì ripetutamente una voce infantile che gli diceva: "Tolle, Lege". Aperse il libro delle epistole di S. Paolo e lesse il tratto di quella ai Romani 13, 13 s. D'improvviso "svanì ogni nebbia di dubbio".

 Poche settimane più tardi, nell’autunno del 386, rinunziò all’insegnamento e si ritirò in campagna, a Cassiciacum, nel podere di un amico, in attesa di iscriversi, all'inizio della prossima quaresima, tra i catecumeni che si preparavano al battesimo. Chiari indizi ci dicono che Agostino già qualche tempo prima della suddetta "scena del giardino" era fermamente deciso a farsi cristiano e sottomettersi all'autorità della Chiesa, come quella che rappresentava la verità cui egli da molto tempo aspirava. 

Alcuni mesi dopo intraprese il viaggio di ritorno in Africa, passando per Roma. Ad Ostia, poco prima di imbarcarsi, Monica si ammalò e dopo nove giorni morì. Allora Agostino tornò a Roma e qui si trattenne circa un anno, occupato in lavori letterari. Nell’autunno del 388 rientrò a Tagaste ove visse nella casa paterna per tre anni con alcuni amici, in claustrale ritiro. La fama della sua dottrina e della sua pietà era già così grande, che nel 391, durante un suo soggiorno ad Ippona, mentre assisteva, senza alcun sospetto, all’ufficio divino, il vescovo Valerio, su richiesta dei presenti, nonostante la sua resistenza, lo ordinò prete. 

Così ha inizio un nuovo periodo della sua evoluzione spirituale. L'interesse che portava agli studi filosofici e alla cultura delle arti liberali cedette il posto a un orientamento puramente teologico e all'attività apostolica inerente alla sua dignità nuova. Anche ad Ippona, come già a Tagaste, fondò un monastero ove viveva in comune con i vecchi amici e le nuove reclute. Nel 395 il vescovo Valerio lo fece consacrare suo ausiliare, cosicché alla sua morte (396) Agostino ne occupò il posto. 

Continuò col suo clero a condurre vita cenobitica. Si occupò con zelo particolare della predicazione e fu instancabile nella cura dei poveri. L'attività di scrittore impegnò sempre una gran parte delle sue forze, e furono soprattutto le questioni e controversie religiose del suo tempo ad assorbirlo. 

Agostino morì a Ippona il 28 agosto del 430.