PERCHE' NASCERE, PERCHE' ESISTERE, PERCHE' MORIRE: UN ESEMPIO DI AUTENTICHE VITE!...sui passi di S. Paolino da Nola

20.06.2018 12:00

La biografia di alcune figure della storia che hanno dato una impronta indelebile alla cristianità per l'autentica fede, il martirio, l'eroicità, l'esemplarità al punto tale da riconoscerli oggi Santi e Beati dalla Chiesa universale. Ricerca a cura di Stefania Formicola

 

Paolino di Bordeaux, vescovo di Nola, nacque  a Bordeaux verso il 353-354 da nobilissima famiglia della Gallia romana, studiò ivi sotto il retore Ausonio a cui fu legato da affettuosa amicizia. Giovanissimo entrò nella carriera pubblica, favorito certo dall'influenza del suo maestro alla corte di Valentiniano II. Giunto presto al grado di senatore (anno 378), fu inviato nel 379 a governare la Campania, e stabilitosi a Nola conobbe allora i luoghi consacrati alla memoria di quel S. Felice, il cui culto ebbe poi tanta parte nella vita spirituale di P. Tornato in Aquitania, durante un viaggio in Spagna conobbe e sposò Terasia che condusse con sé in Aquitania; ivi assistette sia agli avvenimenti che portarono sul trono Massimo, sia alle polemiche religiose connesse con Priscilliano, le quali, certo con notevole esagerazione ma non del tutto arbitrariamente, come i più pensano, sono state messe in relazione con la sua formazione spirituale. Verso il 389  si battezzò e presto decise, in pieno accordo con la moglie Terasia, di ritirarsi completamente dal mondo, distribuendo in opere di beneficenza le sue ricchezze. Il vecchio maestro Ausonio cercò invano di stornarlo da tale proposito. Ordinato prete a Barcellona (393-395), Paolino si stabilì con sua moglie (i due avevano interrotto ogni rapporto coniugale) a Nola dedicandosi completamente al culto di S. Felice. La città, che dal 409 volle a suo vescovo Paolino, divenne da allora come un faro di pietà, a cui si rivolse pressoché tutto il mondo cristiano attratto dalla fama dei due santi sposi e dei miracoli di S. Felice. Paolino morì il 22 giugno 431. Il suo corpo, deposto nella basilica di S. Felice, fu in seguito traslato a Roma nella chiesa di S. Bartolomeo all'Isola e di qui, nel 1908, nella cattedrale di Nola dove tuttora si venera.