PERCHE' NASCERE, PERCHE' ESISTERE, PERCHE' MORIRE: UN ESEMPIO DI AUTENTICHE VITE!...sui passi della Beata Benedetta Bianchi Porro
La biografia di alcune figure della storia che hanno dato una impronta indelebile alla cristianità per l'autentica fede, il martirio, l'eroicità, l'esemplarità al punto tale da riconoscerli oggi Santi e Beati dalla Chiesa universale. Ricerca a cura di Stefania Formicola
Era una bambina piena di vita, Benedetta, che viveva in una famiglia religiosa circondata dall’amore dei suoi genitori e dei cinque tra fratelli e sorelle. Nata a Dovadola, in provincia di Forlì, poco prima della Seconda Guerra Mondiale,l'8 agosto 1936. Ebbe il privilegio di crescere in campagna, dove la vita la stupiva ogni giorno e a ogni angolo, e dove il creato le riempiva di gioia gli occhi e il cuore. La sua salute aveva già dovuto subire una prima prova durante l’infanzia: la poliomielite, che le aveva lasciato una gamba più corta. Gli altri la chiamavano “la zoppetta” per prenderla in giro, ma lei non se ne curava: “Dicono la verità”, ribatteva con un sorriso, e poi rincarava la dose autodefinendosi “una zoppicona”. Ma nulla poteva turbare la sua gioia di vivere tra gli ulivi, le risate e le nuotate nel lago. “Era una ragazza normale e non una ‘bigottona’. Amava leggere e leggeva di tutto. Dentro alla sua anima era di una sensibilità spirituale unica ma avvertiva come un’ombra, presagio e preparazione da parte di Dio di quello che le sarebbe accaduto.
A 13 anni Benedetta inizia ad accorgersi che qualcosa non va. Non sente più come prima, nessuno, però, capisce il perché stia diventando, lentamente ma inesorabilmente, sorda. La sua vita e i suoi studi proseguono fino all’iscrizione all’Università. Sceglie la Facoltà in Medicina e sarà lei stessa in seguito ed attraverso i suoi studi, a fare la più terribile delle diagnosi sulla natura del suo male: neurofibromatosi diffusa, che la devasta poco a poco nel corpo. In breve tempo, infatti, perde l’uso delle gambe riducendosi completamente a letto, diventa cieca e riesce appena appena a parlare. Solo il suo spirito grazie alla sua viva ed autentica fede in Dio, non si spezza, non si ammala. “Un giorno non sentirò più gli altri, ma continuerò a sentire la voce della mia anima”, aveva detto con serenità nonostante il Calvario nelle operazioni chirurgiche, inutili perché non risolvono nè sottraggono la prognosi infausta del suo male.Ormai è quasi cieca,nonostante l'evidente regressione, non riesce a rassegnarsi a questa sua nuova condizione di buio, così che il coraggio di andare avanti le dona maggiore consapevolezza che presto vedrà una luce più forte. Accanto a lei, davanti alla grotta della Vergine di Lourdes per tentare anche lei di strappare con clemenza una grazia alla Madonna, c’è una giovane in sedia a rotelle che non riesce a smettere di piangere, mentre prega per la propria condizione. Benedetta la abbraccia, la consola, le dice: “La Madonnina è lì che ti guarda”, e questa ragazza, poco dopo, si alza e cammina. “È il vero miracolo di Lourdes – spiega il porporato – si prega per gli altri e si gioisce per gli altri più che per se stessi”. Benedetta ha ottenuto la grazia per altri, non è invidiosa, anzi, è felice di aver assistito ed essere stata lei stessa l'artefice per intercessione per una guarigione miracolosa. Non si lamenta della propria fatica e del proprio dolore: sa che il motivo per cui deve viverlo risiede nel mistero di Dio, ed è onorata di essere legata a Cristo, pur nella croce.
Qualche mese prima di tornare in cielo, Benedetta ha una visione che racconta a un’amica: "una tomba vuota, inondata di luce, e al centro una rosa bianca". La visione si ripete altre due volte. Benedetta sa che la fine è vicina, ma non ha paura: ora ha la certezza che sarà per sempre accanto al Signore e che tutta quella sofferenza non sarà stata vissuta invano. Il mattino del 23 gennaio 1964, quella rosa bianca fiorisce nel giardino di casa sua mentre Benedetta, e nonostante ormai non parla manco più, intona con la sua nuova voce celeste una vecchia canzone. Poi muore nella più disarmante ma vivissima pace, rendendo grazie a tutti coloro che l’hanno sempre circondata e amata con sincerità e semplicità di spirito. E' stata beatificata da Papa Francesco il 14 settembre 2019 nella Cattedrale di Santa Croce di Forlì.