PERCHE' NASCERE, PERCHE' ESISTERE, PERCHE' MORIRE: UN ESEMPIO DI AUTENTICHE VITE!...sui passi della Beata Benedetta Bianchi Porro

20.01.2021 12:00

La biografia di alcune figure della storia che hanno dato una impronta indelebile alla cristianità per l'autentica fede, il martirio, l'eroicità, l'esemplarità al punto tale da riconoscerli oggi Santi e Beati dalla Chiesa universale. Ricerca a cura di Stefania Formicola

Era una bambina piena di vita, Benedetta, che viveva in una famiglia religiosa circondata dall’amore dei suoi genitori e dei cinque tra fratelli e sorelle. Nata a Dovadola, in provincia di Forlì, poco prima della Seconda Guerra Mondiale,l'8 agosto 1936. Ebbe il privilegio di crescere in campagna, dove la vita la stupiva ogni giorno e a ogni angolo, e dove il creato le riempiva di gioia gli occhi e il cuore. La sua salute aveva già dovuto subire una prima prova durante l’infanzia: la poliomielite, che le aveva lasciato una gamba più corta. Gli altri la chiamavano “la zoppetta” per prenderla in giro, ma lei non se ne curava: “Dicono la verità”, ribatteva con un sorriso, e poi rincarava la dose autodefinendosi “una zoppicona”. Ma nulla poteva turbare la sua gioia di vivere tra gli ulivi, le risate e le nuotate nel lago. “Era una ragazza normale e non una ‘bigottona’. Amava leggere e leggeva di tutto. Dentro alla sua anima era di una sensibilità spirituale unica ma avvertiva come un’ombra, presagio e preparazione da parte di Dio di quello che le sarebbe accaduto.

A 13 anni Benedetta inizia ad accorgersi che qualcosa non va. Non sente più come prima, nessuno, però, capisce il perché stia diventando, lentamente ma inesorabilmente, sorda. La sua vita e i suoi studi proseguono fino all’iscrizione all’Università. Sceglie la Facoltà in Medicina e sarà lei stessa in  seguito ed attraverso i suoi studi, a fare la più terribile delle diagnosi sulla natura del suo male: neurofibromatosi diffusa, che la devasta poco a poco nel corpo. In breve tempo, infatti, perde l’uso delle gambe riducendosi completamente a letto, diventa cieca e riesce appena appena a parlare. Solo il suo spirito grazie alla sua viva ed autentica fede in Dio, non si spezza, non si ammala. “Un giorno non sentirò più gli altri, ma continuerò a sentire la voce della mia anima”, aveva detto con serenità nonostante il Calvario nelle operazioni chirurgiche, inutili perché non risolvono nè sottraggono la prognosi infausta del suo male.Ormai è quasi cieca,nonostante l'evidente regressione, non riesce a rassegnarsi a questa sua nuova condizione di buio, così che il coraggio di andare avanti le dona maggiore consapevolezza che presto vedrà una luce più forte. Accanto a lei, davanti alla grotta della Vergine di Lourdes per tentare anche lei di strappare con clemenza una grazia alla Madonna, c’è una giovane in sedia a rotelle che non riesce a smettere di piangere, mentre prega per la propria condizione. Benedetta la abbraccia, la consola, le dice: “La Madonnina è lì che ti guarda”, e questa ragazza, poco dopo, si alza e cammina. “È il vero miracolo di Lourdes – spiega il porporato – si prega per gli altri e si gioisce per gli altri più che per se stessi”. Benedetta ha ottenuto la grazia per altri, non è invidiosa, anzi, è felice di aver assistito ed essere stata lei stessa l'artefice per intercessione per una guarigione miracolosa. Non si lamenta della propria fatica e del proprio dolore: sa che il motivo per cui deve viverlo risiede nel mistero di Dio, ed è onorata di essere legata a Cristo, pur nella croce.

Qualche mese prima di tornare in cielo, Benedetta ha una visione che racconta a un’amica: "una tomba vuota, inondata di luce, e al centro una rosa bianca". La visione si ripete altre due volte. Benedetta sa che la fine è vicina, ma non ha paura: ora ha la certezza che sarà per sempre accanto al Signore e che tutta quella sofferenza non sarà stata vissuta invano. Il mattino del 23 gennaio 1964, quella rosa bianca fiorisce nel giardino di casa sua mentre Benedetta, e nonostante ormai non parla manco più, intona con la sua nuova voce celeste una vecchia canzone. Poi muore nella più disarmante ma vivissima pace, rendendo grazie a tutti coloro che l’hanno sempre circondata e amata con sincerità e semplicità di spirito. E' stata beatificata da Papa Francesco il 14 settembre 2019 nella Cattedrale di Santa Croce di Forlì.