L'ABC TRA LE RIGHE DEL CUORE di Stefania Formicola (Articolo pubblicato sulla rivista "Spiritus Domini" - Anno 86 n.12 Dicembre 2013)

18.01.2014 18:19

Se ci fosse una scuola della vita, le lezioni si farebbero soltanto con amore. Di maestri di vita, in numero e per saggezza, si faticherebbe  a trovarne. Non ci sarebbero né punti interrogativi né d’interpunzione e le parentesi tonde soltanto impeti racchiusi nel cuore.

Se tutto ciò fosse possibile a questo mondo, non ci sarebbero cattedre di giudizi né cattedre penali, tutto apparirebbe lineare, ogni sillaba un battito d’ali e portato al massimo il livello di preparazione.

Eh già!…Se tutto ciò fosse possibile, quanto meno in noi desiderabile!

Desiderare cosa?

Forse a voler comprendere  quell’infinito mistero di Dio che, dalla A alla Z, riempie ogni pagina di vita e dona senso ad ogni storia che procede sempre a lieto fine.

Il dono è, infatti, solo un atto d’amore! Sant’Agostino bene l’aveva compreso quando scrisse: “Donare insegna a ricevere perché insegnare è la base per imparare”.

Così come negli scritti di Santa Teresa d’Avila, la limitazione intellettuale e sapienziale in ciascun essere umano è tanto evidente da farle esclamare: “Dio considerate che noi non comprendiamo noi stessi  e che non sappiamo ciò che vogliamo e che ci allontaniamo infinitamente da ciò che desideriamo”.

Comprendere il mistero di Dio è sì cosa tanto grande e potente ma possibile ed avvicinabile: “Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato…”

Cosa vuol dire, allora, comprendere?

Comprendere, è termine  inteso nel “prendere con sé”, non per possedere ma per accogliere fino in fondo. La comprensione  è delicata e dolce mentre il possesso è violento ed irritabile. Tra le dispute di ogni sorta, c’è sempre tra le file ciò che occorre scegliere, ovvero ciò che bisogna prendere e ciò che è opportuno lasciare, l’uno all’opposto dell’altro.

Eccola qui la prima lettera da poter segnare sulle righe del cuore: è la A, segno per “accogliere”!

Questo gesto, purtroppo, è spesso dimenticato e linciato dalla nostra società: atrofizzati gli arti negli abbracci e voltato di schiena gli altri.

Grande incomprensione dunque, non soltanto in relazione alle culture differenti in un mondo sempre più multietnico, multilingue,  in continuo cambiamento ed adattamento. E’ anche e soprattutto mancata comprensione di se stessi per riconoscersi e ritrovarsi poi con gli altri.

A ben pensarci appare ora la globalizzazione mera unione: effetti di una scarsa integrazione e finanche intolleranza religiosa  per  sforzarsi a vivere, piuttosto, relazioni vere che toccano la sfera dell’incontro; sono quegli sguardi dall’ apparente vicinanza!

Tutto ciò, invece, che sgorga dal sentimento diviene pensiero divino e tutto ciò che è divino pensiero sfocia nel sentimento sincero. Esso, se coerente, vien fatto bene ed ha ordine e logica per scrivere dritto sulle righe del cuore la storia condotta tra i percorsi d’amore.

B come “benedire”, dunque: seconda lettera nell’abbecedario per far “dir bene” ciò che si impara e per farlo esprimere e testimoniare nella vita reale.

Non si tratta, però, del bel parlare con linguaggio ricercato, forbito e raffinato ma il bello di un linguaggio sano e buono dacché solo la sanità e la bontà di un cuore rendono la santità e la beltà di un’anima.

Nel Diario di Suor Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia, annota un compito molto rassicurante seppur impegnativo nell’umile atteggiamento verso se stessi: “Nell’incertezza dobbiamo dire a noi stessi: qualunque cosa dovrò fare, ho l’intenzione di farla bene. Dio accetta quello che noi consideriamo buono e lui stesso lo considera buono. E non dobbiamo abbatterci se dopo qualche tempo, ciò che abbiamo fatto non si rivela buono. Il Signore Dio guarda l’intenzione con la quale abbiamo agito e secondo questa darà la ricompensa. Questo è un principio al quale dobbiamo attenerci sempre”.

Parole di consolazione che abilitano nella vita a proseguire lo studio della verità (nonostante le mille difficoltà e gli imprevisti che spesso rendono impreparati e balbettanti), sono tratte dal  quaderno di vita del Beato Giustino Maria Russolillo ove si legge: “Il Signore solo vuol essere la mia consolazione. Egli solo la mia protezione. Si offende se lo cerco e l’aspetto da altri…A tutti renderò ubbidienza, servitù d’amore ma non mi aspetterò né di trovare né di avere da alcuna creatura né consolazione né protezione”.

O ancor più come si legge di Maria SS. nei Sermoni di san Lorenzo Giustiniani vescovo: “Maria meditava nel suo cuore tutto ciò che assimilava con la lettura, la vista, l'udito. E che crescita grande realizzava nella fede, che acquisto faceva in meriti, di quanta saggezza veniva illuminata e di quale incendio di carità andava sempre più avvampando! Schiudeva verso di sé la porta dei misteri celesti e si colmava di gioia, si arricchiva copiosamente del dono dello Spirito, orientandosi verso Dio, e nel medesimo tempo, si conservava nella sua profonda umiltà. L'opera del dono divino ha questo di caratteristico: eleva dagli abissi al vertice e porta di gloria in gloria”.

La più piccola, la più semplice, la sola e amabile fanciulla in uno sperduto villaggio di Nazareth: lei, emblema della più perfetta ed autentica sapienza di Dio, lei al fianco di Dio, lei nostra insegnante di sostegno!

Ecco allora la lettera C di “Custodire”: terza ma non ultima dell’alfabeto anche se costituisce il fine ultimo da raggiungere per promuovere interiormente quel profondo  mistero trinitario che racchiude nell’insieme una buona lezione di vita e marca l’accento sulla più eloquente e sublime parola, quella cioè che fa appoggiare il libro sul cuore per un degno e sperato riposo: “Amen, così sia”… perché così è!

Sì, proprio così, come si espresse un altro grande e santo uomo di lettere:“Un buon metodo per imparare è studiare, più efficace è ascoltare ma l’ottimo è insegnare” (S. Francesco di Sales).

Da qui si potrà davvero fare un’ ottima scelta per la più umana ed universale facoltà spirituale onde conseguirne una vita ad honorem propedeutica ad aeternum!


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